E’ così che andata. Senza programmare nulla, senza pensarci troppo, solo con tanta voglia di tornare a pedalare in lungo e in largo per boschi, monti, per di più nella mia terra natia.
Riavvolgendo il nastro, scopro questo evento per caso, grazie al commento di un amico sotto ad un post della pagina Facebook Ciociara Trail 2024. Ma che è sta cosa? Attratto come gli orsi dal miele, prima di commentare, leggo un po’. 150 km con 3000 d+ e 300 km e xxxxd+. La seconda opzione neanche presa in considerazione…ma la prima. La prima instilla un tarlo nel mio cervello.
Lo faccio? Non lo faccio? Sono pronto, Non lo sono? Certo che non lo sono. Dopo l’ultimo intervento al ginocchio e una convalescenza degna di un ottantenne operato a cuore aperto, non posso esserlo. Ma è davvero così importante sentirsi sempre e comunque pronti? Mi rispondo come sempre mi sono risposto quando ho affrontato queste cose: con un bel mastic*****. E poi, leggo che la quota di iscrizione verrà devoluta totalmente ad un ente di beneficienza per bambini disabili. Mi iscrivo, pago. Non ho né tessera, né certificato. Arriveranno? Se si bene altrimenti avrò comunque fatto qualcosa di buono. Non ci penso per un po’ fino a quando 4 giorni mi scrive Patrizio: “Ah bello (non mi ha scritto così eh), ma tipo, il certificato pensi di mandarmelo oppure stai a letto sabato?. A letto, ma per chi mi hai preso? Tra me e la tessera c’è un inghippo. Non vi tedio per questo. Fatto sta però che giovedì si risolve la questione e parto. Ma precisamente dov’è che devo andare. In poche ore racimolo roba sparsa qua e là da traslochi, nascosta in qualche scatolone a Veroli, a Scanno, in cantina, in garage, in camera. Trovo quasi tutto. Quello che non c’è, non c’è. Ne farò a meno mi dico.
Credo di unirmi ad un altro amico, iscritto anche lui. Mi accorgo dopo 27 metri dalla partenza che è brutta gente. Bruttissima gente (scherzosamente ed agonisticamente parlando). Pedalano troppo forte per me, che ho come obiettivo portare a casa la pelle, magari non troppo bruciata e cotta dalla fatica. Mi intrufolo in gruppo, conosco, parlo, guardo. Guardo le gambe, escludo quelle più cattive, quelle che mi metterebbero in difficoltà. Mi accolgono i ragazzi della Castro Bike, peraltro team organizzatore dell’evento che ringrazio e promuovo. Capisco che sono loro dopo tipo 130 km. Ma non era minimamente importante. Nel tragitto scopro una Ciociaria che non ho mai visto e conosciuto anche essendoci nato. Scopro borghi, trail, strade e stradine. Scopro salite perfide e impestate di difficoltà. Scopro luoghi storici e conosco gente. Spartiacque: Montecassino. Qualcuno ci ha vinto una guerra. Qualcuna ce l’ha persa. Tutti in realtà persero, tutti in realtà lasciarono sul campo corpi. Io l’ho riportato a casa…ma non mi sentivo tanto bene.
La seconda salita dopo Cassino mi strappa le gambe. Mi premuro di mangiare sempre e comunque e mi fermo per un gel. La salita è perfida, la vedo e soffro a guardarla. Ci vuole pazienza, mi dico. Ci vuole gamba, mi dico. “Gamba? Pronto? Ci sei?” “No. C’ero, mi hai fiaccato. Mo t’arrangi” “Ahia”. Ne perdo 3, davanti. Ne perdo 5, dietro. Solo. Come un cane al sole, che sembra d’agosto, ma non lo è. Sono io che soffro e sbuffo e salgo e bevo e guardo in alto e vedo monti, alberi, sassi e anche altro. Finisce anche quella e mi ricongiungo ai 3 davanti grazie ad una fontana. Fonte di vera vita in quel momento, ma la frescura in alto mi aveva già rimesso al mondo. Sono contento, il grosso del dislivello è andato, siamo quasi a 2000. Da lì un trail da paura verso Roccasecca. Bello, tecnico, saltellante e in alcuni punti senza possibilità di commettere errori. Me lo godo proprio, non c’è stanchezza che tenga proprio. 100 km. Bar. Pasticceria. Cannolo. Coca-Cola. E il paradiso si staglia davanti a me. Zuccheri e caffeina: qualcuno cantava rum e c….ma a noi serve solo pedalare.
Altre difficoltà ci dividono dalla “Mamma Ciociara” di Castro dei Volsci, ma in mente ho solo l’ultima salita di 6 km che ci porta oltre i 3000 d+ di giornata. Il resto sono chiacchiere, risate, qualche sosta acqua, qualche paninetto, qualche…”madonna sto pezzo non si poteva evitare?”. Eh si perché di fango ce n’è stato e in dei punti l’acquitrino era quasi impercorribile.
Non c’è festa in cima. Non ci sono arrivi, non ci sono cronometri. Ci sono i ragazzi tra i vicoli e gli scalini di portage di Castro dei Volsci che ci aspettano e sostengono per gli ultimi metri e le ultime foto. Il Ciociaria Trail 2024 è finito. Baci abbracci e stanchezza. Ma il pensiero vola al 2025 e la speranza di poterci arrivare convinti per un bel 300.
Cosa ho portato:
Luci ant e post + frontale
Borsette piccole da telaio: 2
Zainetto piccolo da trail Salomon con due flask
Attrezzatura per manutenzione e foratura
Gps: 2
Orologio Gps e cardio: 1
Telefono
Power bank
Giubbotto catarifrangente
4 panini all’olio: tacchino e phila, crema di arachidi e miele (di cui due persi…mannnacccc)
4 gel: 2 presi
5 energy balls (frutta secca e disidrata, proteine, burro di cocco) volete la ricetta? Chiedetemela
40 gr di parmigiano: seccato
50 euro: zero spesi. Cannolo e Coca offerti
3 dosi di sali: seccate
2 bustine di magnesio e potassio: seccate
20 albicocche disidratate: seccate
30 gr di mandorle: seccate
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