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  • Immagine del redattoreEmanuele

Willy Mulonia: Chino verso Nord


Vent’anni. 20 lunghissimi anni ci ha messo Mulonia per scrivere il libro della sua più grande avventura durata diversi mesi. Il fine era chiaro: arrivare e rimanere in Alaska partendo dal profondo sud America, dalla terra del fuoco, dalla Patagonia, vivere il suo lunghissimo viaggio verso nord e rimanere lì. Era stanco, Willy, di ciò che faceva nella pur cara Italia. Più che stanco voleva trovare il senso della sua vita e credeva che l’Alaska potesse essere davvero la terra dove poterlo cercare. Prima però aveva voglia di fare qualche mese in bicicletta, dal caldo, al freddo, ancora al caldo e ancora al freddo fino alla meta. Il viaggio, come spesso ci accade non è la meta. Non è il posto che ci siamo prefissati di raggiungere ma è ciò che ci accade durante, ciò che incontriamo, ciò che viviamo. E’ per questo che spesso da una nostra avventura torniamo cambiati, anche se poco ma qualcosa dentro di noi ha visto, sentito cose che nella vita quotidiana non riesce ad ascoltare.

Ecco, ciò dovete elevarlo ai mesi che Willy è stato ovunque e da nessuna parte. Ai mesi in cui ha conosciuto fame, sete, persone, animali, posti. Ancora città, fortune, sfortune, luoghi incantati, persone dal grande animo ma anche persone che di Willy hanno voluto il materiale, che è ciò che chiunque può portarti via. Cambia metro dopo metro il protagonista, cambia il suo modo di affrontare il viaggio. Se la partenza sembra un’altra delle sue gare affrontata a gas spalancato, l’arrivo è dominato dal godimento del momento. Dal pedalare a testa bassa al rendersi conto che non sarebbe servito nulla continuare in quella maniera tenendo a mente solo la meta. Il segreto di un libro del genere è cercare di essere lui, Willy durante il racconto. Essere e pensare, guardare e interpretare le descrizioni dai suoi occhi. Guardare con i suoi occhi Wayqui, il cagnolino raccolto strada facendo che pur di non abbandonare, porta con sé, dovendo costruire ben presto un carrellino per poterlo trasportare. Il resto è la sua vita. Il resto sono le sue vicissitudini economiche “classiche” di chi sceglie di vivere la propria di vita, secondo i suoi sogni e canoni senza scendere a compromessi con uno stipendio sicuro mensile.

E l’amore? Ce n’è tanto nel libro di Willy. C’è l’amore per la compagna della sua vita che incontra durante il cammino e che non lascerà mai più. Quello per i suoi figli e quello riscoperto per i genitori che spesso teniamo dentro, troppo dentro per poter lasciar intravedere.

Bisogna viverlo, divorarlo e prendere qualcosa che possa farci scattare una molla, una qualsiasi molla.

Devo essere sincero? Un libro di un viaggio senza una foto perde in parte il suo fascino. Credo sia stata una scelta chiara, perché non ce ne sono proprio di foto, mica solo del viaggio, o di altre avventure, o di famiglia. Niente di niente. Le foto devi fartele tu nella tua testa.


Emanuele


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